il buon seme

Ma dove sono gli artigiani
Le case della moda ne hanno enorme bisogno, però faticano a trovarne. Le vecchie maestranze escono di scena, e non c'è ricambio. Soluzione ? Le scuole fai da te. 
Articolo ricavato da L'Espresso n. 22 anno LX - 5 giugno 2014.
Fra 20 anni ci verranno a cercare per insegnare ai giovani i mestieri manuali.



Marco Dalla Libera ha condiviso l'aggiornamento di stato di Nonsolovino Meda.


Quando ti sembra di avere troppe cose da gestire nella vita, quando 24 ore in un giorno non sono abbastanza, ricordati del vaso della Maionese e dei due bicchieri di vino... Un professore stava davanti alla sua classe di filosofia e aveva davanti alcuni oggetti. Quando la classe incominciò a zittirsi, prese un grande barattolo di maionese vuoto e lo iniziò a riempire di palline da golf. ... Chiese poi agli studenti se il barattolo fosse pieno e costoro risposero che lo era. Il professore allora prese un barattolo di ghiaia e la rovesciò nel Barattolo di maionese. Lo scosse leggermente e i sassolini si posizionarono negli spazi vuoti, tra le palline da golf. Chiese di nuovo agli studenti se il barattolo fosse pieno e questo concordarono che lo era. Il professore prese allora una scatola di sabbia e la rovesciò, aggiungendola nel barattolo; ovviamente la sabbia si sparse ovunque all'interno. Chiese ancora una volta se il barattolo fosse pieno e gli studenti risposero con un unanime 'si'. Il professore estrasse quindi due bicchieri di vino da sotto la cattedra e aggiunse il loro intero contenuto nel barattolo, andando così effettivamente a riempire gli spazi vuoti nella sabbia. Gli studenti risero. Ora', disse il professore non appena la risata si fu placata, voglio che consideriate questo barattolo come la vostra Vita. -Le palle da golf sono le cose importanti:la vostra famiglia, i vostri bambini, la vostra salute, i vostri amici e le vostre Passioni; le cose per cui, se anche tutto il resto andasse perduto e solo queste rimanessero, la vostra vita continuerebbe ad essere piena. -I sassolini sono le altre cose che hanno importanza, come il vostro lavoro, la casa, la macchina... -La sabbia è tutto il resto: le piccole cose. Se voi mettete nel barattolo la sabbia per prima, non ci sarà spazio per la ghiaia e nemmeno per le palle da golf. Lo stesso vale per la vita: se spendete tutto il vostro tempo e le vostre energie dietro le piccole cose, non avrete più spazio per le cose che sono importanti per voi. Prestate attenzione alle cose che sono indispensabili per la vostra felicità: Giocate con i vostri bambini, godetevi la famiglia ed i genitori fin che ci sono. Portate il vostro compagno/a fuori a cena... E non solo nelle occasioni importanti! Dedicatevi a ciò che amate e alle passioni, tanto ci sarà sempre tempo per pulire la casa o fissare gli appuntamenti. Prendetevi cura per prima cosa delle palle da golf, le cose che contano davvero. Fissate le priorità... Il resto è solo Sabbia. Uno degli studenti alzò la mano e chiese cosa rappresentasse il vino. Il professore sorrise: Sono felice che tu l'abbia chiesto. -Il vino serve solo per mostrarvi che non importa quanto piena possa sembrare la vostra vita: ci sarà sempre spazio per un paio di bicchieri di vino con un amico

L'albero della libertà

Durante la rivoluzione francese i repubblicani piantarono il primo albero della libertà nel 1790 a Parigi.
Gli alberi della libertà vennero successivamente piantati in ogni municipio di Francia e anche in Svizzera e in Italia. Generalmente gli alberi della libertà erano piantati nella piazza principale della città. Molti di questi alberi furono sradicati una volta passato il periodo rivoluzionario. Tuttavia, pochissimi sono ancora presenti.
Un decreto della Convenzione del 1792 ne regolava l'uso e l'addobbo: l'albero della libertà, che di fatto era un palo, era sormontato dal berretto frigio rosso e adorno di bandiere. Veniva usato per cerimonie civili: giuramento dei magistrati, falò di diplomi nobiliari e anche per festeggiamenti rivoluzionari come la danza della Carmagnola.
L'albero della libertà rimase un simbolo della ideologia liberale repubblicana, e come tale venne talvolta impiantato anche negli anni successivi, in occasione di eventi repubblicani. Per esempio a Ravenna il 15 febbraio 1849, in piazza del Popolo, per festeggiare la nascita della Repubblica romana, avvenuta pochi giorni prima, venne impiantato un nuovo albero della libertà nel medesimo posto di quello eretto nel 1797 durante il periodo napoleonico [1].
Sempre lo stesso giorno un albero della liberta' venne piantato ad Alfonsine, e fino al ritorno del potere papalino e conseguente suo abbattimento divenne sede di un rituale di matrimonio civile: i due sposi , girando attorno all'albero pronunciavano le seguenti frasi: Sotto quest’Albero - Di verdi foglie, O cari amici, - Questa è mia moglie. ... Sotto a quest’Albero - Bello e fiorito, Questi, il vedete, - E’ mio marito La Viuléna (o Violina)


 Tratto da un articolo del "Biellese" verso anno 1985.
Livio Balbo era un vero "filosofo" di vita. Con una conoscenza molto vasta del mondo, avendo vissuto per molti anni a Milano ed anche in Africa.



Tratto dal Libro “Storia della Filosofia Greca.
Arnoldo Mondatori Editore - Luciano De Crescenzo - VIII edizione novembre 1983
24 marzo 2011- Contraffazione del marchio


Signori del Tribunale, siamo qui a difendere l’onorabilità del signor Esposito Alessandro, detto “a Rinascente”, dall’accusa di truffa e di falsificazione di marchio d’impresa.

E’ nostra intenzione dimostrare che la truffa non sussiste nel primo capo di accusa e che il fatto non costituisce reato per quanto riguarda la falsificazione del marchio d’impresa. Ciò premesso esponiamo i fatti.

Domenica 27 marzo, domenica delle Palme, in una bella mattinata di sole, quando tutto lasciava presumere che gli animi delle persone fossero rivolti a desideri di pace, il vigile urbano Abbondanza Michele elevava contravvenzione a carico del mio cliente Esposito Alessandro per vendita senza licenza di borse e borsoni di varia foggia, sul marciapiede antistante la chiesa di Santa Caterina a Chiaia. Il giorno seguente, un sopralluogo eseguito dagli agenti della Guardia di Finanza, in un terraneo sito al n. 25 di Vico Sorgente Maggiore, dove appunto ha domicilio il mio cliente, portava alla scoperta di una modesta catena di assemblaggio delle predette borse, eseguita esclusivamente da membri della famiglia Esposito, e di 28 orologi perfettamente funzionanti, imitazioni delle seguenti marche: Rolex, Cartier, Porsche e Piaget.

Per giungere al nocciolo dell’ accusa, è necessario precisare che il materiale plastico, acquistato e non fabbricato dall’Esposito per confezionare borse, riportava in sequenza , sia verticale che orizzontale, una serie di lettere “L” e “V” intrecciate a guisa di monogramma e intervallate da fiorellini. Dette lettere sarebbero le iniziali di tale Louis Vuitton, cittadino francese, non presente in aula e che non abbiamo il piacere di conoscere.

Nel caso che i signori del tribunale non fossero aggiornati sui prezzi praticati dalla ditta Louis Vuitton di Parigi, ci preghiamo informarvi che una borsa di media grandezza, costruita in ottima plastica francese, viene venduta intorno alle 400.000 lire, laddove l’imitazione italiana, prodotta dal mio cliente, costa solo 25.000 lire, in casi particolari, quando l’incasso di fine giornata lascia a desiderare, perfino lire 20.000. Dettaglio fondamentale : su tutta la merce era esposto un cartello con la scritta :

AUTENTICHE BORSE LOUIS VUITTON PERFETTAMENTE IMITATE.

A questo punto si chiede: ha commesso una truffa Alessandro Esposito ? Ma che vuol dire “truffa” ? Chiediamolo al codice. Dunque... articolo 640...”chi con artifci e raggiri induce taluno in errore, procurandosi ingiusto profitto, è punito, a querela della persona offesa, con la pena da tre mesi a tre anni di reclusione e con la multa da lire 40.000 a lire 400.000”. Dal che si deduce che per esserci truffa è indispensabile come prima cosa, che ci sia una persona offesa che è stata indotta in errore; e chi potrebbe essere questa persona offesa ? Il cliente di passaggio ? E no, signori del tribunale, perchè qui due sono i casi. o il cliente di passaggio ha letto il cartello fino alla fine, e allora era a conoscenza che si trattava di semplici imitazioni, o per disattenzione ha letto solo “AUTENTICHE BORSE LOUIS VUITTON”, eallora il vero trffatore è lui che con sole 25.000 lire voleva arraffare un oggetto valutato sul mercato quasi mezzo milione! E poi, all fin fine, quale sarebbe questo ingiusto profitto ? Quelle nove o dicimila lire a borsa che l’Esposito portava a casa agli operai familiari in atesa ? No, signori del tribunale: la difesa sostiene con fermezza che, non essendoci truffati, non esiste nemmeno la truffa.

E veniamo al secondo capo di’accusa : falsificazione del marchio d’impresa: I grandi maestri della pittura, i Giotto, i Cimabue, i Masaccio, non erano soliti apporre la firma ai loro capolavori, e questo perchè ritenevano, giustamente, che le opere d’arte dovevano essere apprezzate per il loro valore intrinseco e non perchè erano firmate da Tizio o Caio.

La fregola della firma infatti, può essere considerata una degenerazione consumistica del nostro secolo. Oggi la fessaggine umana, chiedo scusa per la crudezza del termine, arriva ad acquistare qualsiasi cosa purchè debitamente firmata.

Negli anni Cinquanta, il pittore Piero Manzoni effettuò un esperimento volutamente provocatorio: riuscì a vendere le proprie feci, dopo averle chiuse (speriamo) ermeticamente in scatola, con la dicitura “merda di artista”. Ebbene, con questo stesso principio, il signor Louis Vuitton di Parigi un bel giorno ha pensato: “Io adesso costruisco migliaia di borse di plastica, ci scrivo sopra le mie iniziali, e poi le vendo a una decida di volte il loro valore : vuoi vedere quanti fessi trovo che se le comprano?” Io qui sto parlando di Vuitton, ma il discorso vale naturalmente per tutte le altre fabbriche di firme : Gucci, Fendi, Armani, Rolez eccetera eccetera: Ormai non ci sono più limiti. anche stando seduti sul gabinetto può far piacere essere circondati da mattonelle firmate Valentino !

Qualcuno potrebbe obiettare. “Louis Vuitton non costringe nessuno a comprare le sue borse: Perchè il tuo cliente, invece di rubacchiare i marchi altrui, non prova a lanciare sul mercato un suo prodotto originale?” E già :ve la immaginate voi una signora che dice all’amica :”Ieri mi sono comprata un Esposito, devi vedere come mi sta bene !”

A questo punto mi chiedo : esiste una legge che pone dei limiti ai profitti di un privato ? Si che esiste, ma è la comune legge del mercato: se un’azienda alza troppo i prezzi di vendita non riuscirà mai a smerciare il prodotto a causa della concorrenza. E se quest’azienda plagia i suoi clienti e li convince che il prodotto è eccezionale anche quando è fato di materiale sintetico ? E’ qui che ti aspetto, mio caro Vuitton ! Articolo 603 : delitto di plagio. “Chiunque sottopone una persona sotto il proprio potere, in modo da ridurla in totale stato di soggezione, è punibile con la reclusione da 3 a 15 anni.” Ora io affermo che, se un individuo è riuscito a convincere migliaia di persone che una boorsa di plastica , seppure coperta di monogrammi, è migliore di una borsa di pelle, vuol dire che costui ha ridotto in totale stato di soggezione i prorpi clienti, e pertanto, forte di questa deduzione, io accuso il signor Louis Vuitton di Parigi di plagio. Accuso altresì i trafficanti di firme, i venditori di fumo, italiani e stranieri, di assoggettare al loro potere le nostre mogli e i nostri ì figli. Accuso le riviste “FMR” e “CAPITAL” di propagandare i falsi idoli di un nuovo feticismo. Accuso i mass-media, i pubblicitari, i commercianti e tutti i loro complici di profitti illeciti.

A voi signori del tribunale, il compito di fare giustizia : su un piatto della bilancia avete Louis Vuitton, Grande Furbo Internazionale, e sull’altro piatto Esposito Alessandro, piccolo furbo napoletano, colto in flagrante mentre tentava di pilucchiare una briciola di pane sulla tavola della grande abbuffata !






Likn del Vescovo di Cape Town Pietro Strobino (Bishop)