lunedì 26 febbraio 2018

Tratto dal Libro “Storia della Filosofia Greca.

Vedi anche il mio Blog.
Troppo forte l’avvocato Tanucci il “Paglietta” Storia di un marchio contraffatto “Autentiche borse di Louis Vuitton perfettamente imitate”......... mentre tenta di pilucchiare una briciola di pane sulla tavola della grande abbuffata.

Tratto dal Libro “Storia della Filosofia Greca.
Arnoldo Mondatori Editore  - Luciano De Crescenzo - VIII edizione novembre 1983

Signori del Tribunale, siamo qui a difendere l’onorabilità del signor Esposito Alessandro, detto “a Rinascente”, dall’accusa di truffa e di falsificazione di marchio d’impresa.
E’ nostra intenzione dimostrare che la truffa non sussiste nel primo capo di accusa e che il fatto non costituisce reato per quanto riguarda la falsificazione del marchio d’impresa. Ciò premesso esponiamo i fatti.
Domenica 27 marzo, domenica delle Palme, in una bella mattinata di sole, quando tutto lasciava presumere che gli animi delle persone fossero rivolti a desideri di pace, il vigile urbano Abbondanza Michele elevava contravvenzione a carico del mio cliente Esposito Alessandro per vendita senza licenza di borse e borsoni di varia foggia, sul marciapiede antistante la chiesa di Santa Caterina a Chiaia. Il giorno seguente, un sopralluogo eseguito dagli agenti della Guardia di Finanza, in un terraneo sito al n. 25 di Vico Sorgente Maggiore, dove appunto ha domicilio il mio cliente, portava alla scoperta di una modesta catena di assemblaggio delle predette borse, eseguita esclusivamente da membri della famiglia Esposito, e di 28 orologi perfettamente funzionanti, imitazioni delle seguenti marche: Rolex, Cartier, Porsche e Piaget.
Per giungere al nocciolo dell’ accusa, è necessario precisare che il materiale plastico, acquistato e non fabbricato dall’Esposito per confezionare borse, riportava in sequenza , sia verticale che orizzontale, una serie di lettere “L” e “V” intrecciate a guisa di monogramma e intervallate da fiorellini. Dette lettere sarebbero le iniziali di tale Louis Vuitton, cittadino francese, non presente in aula e che non abbiamo il piacere di conoscere.
Nel caso che i signori del tribunale non fossero aggiornati sui prezzi praticati dalla ditta Louis Vuitton di Parigi, ci preghiamo informarvi che una borsa di media grandezza, costruita in ottima plastica francese, viene venduta intorno alle 400.000 lire, laddove l’imitazione italiana, prodotta dal mio cliente,  costa solo 25.000 lire, in casi particolari, quando l’incasso di fine giornata lascia a desiderare, perfino lire 20.000. Dettaglio fondamentale : su tutta la merce era esposto un cartello con la scritta :
AUTENTICHE BORSE LOUIS VUITTON PERFETTAMENTE IMITATE.
A questo punto si chiede: ha commesso una truffa Alessandro Esposito ? Ma che vuol dire “truffa” ? Chiediamolo al codice. Dunque... articolo 640...”chi con artifci e raggiri induce taluno in errore, procurandosi ingiusto profitto, è punito, a querela della persona offesa, con la pena da tre mesi a tre anni di reclusione e con la multa da lire 40.000 a lire 400.000”. Dal che si deduce che per esserci truffa è indispensabile come prima cosa, che ci sia una persona offesa che è stata indotta in errore; e chi potrebbe essere questa persona offesa ? Il cliente di passaggio ? E no, signori del tribunale, perchè qui due sono i casi. o il cliente di passaggio ha letto il cartello fino alla fine, e allora era a conoscenza che si trattava di semplici imitazioni, o per disattenzione ha letto solo “AUTENTICHE BORSE LOUIS VUITTON”, eallora il vero trffatore è lui che con sole 25.000 lire voleva arraffare un oggetto valutato sul mercato quasi mezzo milione! E poi, all fin fine, quale sarebbe questo ingiusto profitto ? Quelle nove o dicimila lire a borsa che l’Esposito portava a casa agli operai familiari in atesa ? No, signori del tribunale: la difesa sostiene con fermezza che, non essendoci truffati, non esiste nemmeno la truffa.
E veniamo al secondo capo di’accusa : falsificazione del marchio d’impresa: I grandi maestri della pittura, i Giotto, i Cimabue, i Masaccio, non erano soliti apporre la firma ai loro capolavori, e questo perchè ritenevano, giustamente, che le opere d’arte dovevano essere apprezzate per il loro valore intrinseco e non perchè erano firmate da Tizio o Caio. 
La fregola della firma infatti, può essere considerata una degenerazione consumistica del nostro secolo. Oggi la fessaggine umana, chiedo scusa per la crudezza del termine, arriva ad acquistare qualsiasi cosa purchè debitamente firmata.
Negli anni Cinquanta, il pittore Piero Manzoni effettuò un esperimento volutamente provocatorio: riuscì a vendere le proprie feci, dopo averle chiuse (speriamo) ermeticamente in scatola, con la dicitura “merda di artista”. Ebbene, con questo stesso principio, il signor Louis Vuitton di Parigi un bel giorno ha pensato: “Io adesso costruisco migliaia di borse di plastica, ci scrivo sopra le mie iniziali, e poi le vendo a una decida di volte il loro valore : vuoi vedere quanti fessi trovo che se le comprano?” Io qui sto parlando di Vuitton, ma il discorso vale naturalmente per tutte le altre fabbriche di firme : Gucci, Fendi, Armani, Rolez eccetera eccetera: Ormai non ci sono più limiti. anche stando seduti sul gabinetto può far piacere essere circondati da mattonelle firmate Valentino !  
Qualcuno potrebbe obiettare. “Louis Vuitton non costringe nessuno a comprare le sue borse: Perchè il tuo cliente, invece di rubacchiare i marchi altrui, non prova a lanciare sul mercato un suo prodotto originale?” E già :ve la immaginate voi una signora che dice all’amica :”Ieri mi sono comprata un Esposito, devi vedere come mi sta bene !”
 A questo punto mi chiedo : esiste una legge che pone dei limiti ai profitti di un privato ? Si che esiste, ma è la comune legge del mercato: se un’azienda alza troppo i prezzi di vendita non riuscirà mai a smerciare il prodotto a causa della concorrenza. E se quest’azienda plagia i suoi clienti e li convince che il prodotto è eccezionale anche quando è fato di materiale sintetico ? E’ qui che ti aspetto, mio caro Vuitton ! Articolo 603 : delitto di plagio. “Chiunque sottopone una persona sotto il proprio potere, in modo da ridurla in totale stato di soggezione, è punibile con la reclusione da 3 a 15 anni.” Ora io affermo che, se un individuo è riuscito a convincere migliaia di persone che una boorsa di plastica , seppure coperta di monogrammi, è migliore di una borsa di pelle, vuol dire che costui ha ridotto in totale stato di soggezione i prorpi clienti, e pertanto, forte di questa deduzione, io accuso il signor Louis Vuitton di Parigi di plagio. Accuso altresì i trafficanti di firme, i venditori di fumo, italiani e stranieri, di assoggettare al loro potere le nostre mogli e i nostri ì figli. Accuso le riviste “FMR” e “CAPITAL” di propagandare i falsi idoli di un nuovo feticismo. Accuso i mass-media, i pubblicitari, i commercianti e tutti i loro complici di profitti illeciti.

A voi signori del tribunale, il compito di fare giustizia : su un piatto della bilancia avete Louis Vuitton, Grande Furbo Internazionale, e sull’altro piatto Esposito Alessandro, piccolo furbo napoletano, colto in flagrante mentre tentava di pilucchiare una briciola di pane sulla tavola della grande abbuffata !