lunedì 14 settembre 2015

..... che storia vera .... raccontata da Patrizia Pennoni ....


Questa è la storia di mia madre
e di un uomo che non conoscerò mai e che forse è morto da tempo-
una ventina di anni fa abitavo ancora a Milano, dove sono nata , in un appartamento che era stato precedentemente dei miei genitori, poi ,con la pensione, loro si erano trasferiti a Carpi, paese natale di mia madre
.alcuni anni dopo mio padre morì di cancro ai polmoni: uno dei tanti omicidi commessi dalla Montecatini e dagli affluvi dei derivati del polimetilmetracrilato ,ma all'epoca nessuno sapeva.
così mia madre veniva spesso a trovarmi ed aiutarmi con mia figlia e una vita da burrascosa separata.
ho finito .
la storia incomincia appunto in una di quelle mattine in cui mia madre ,venuta a Milano ,stava preparando un caffe in cucina e io, accompagnata la bambina a scuola, mi toglievo il pigiama nascosto sotto il cappotto nella fretta di non arrivare in ritardo.
Mi ricordo che stava borbottando la caffettiera quando il telefono (c'erano ancora il telefono ,quelli normali , pesanti ,con il filo a ricciolo che ti obbligava a rimanere ancorato all'apparecchio perchè non si srotolava mai completamente)suonò
abbiate pazienza : merita
risposi con il solito “pronto??”
per 4 -5 secondi ,e sono tanti ,ci fu silenzio poi una voce maschile disse:
é casa Pennoni? Parlo con la signora Pennoni?
Sì parla con la signora Pennoni,ma lei chi è?
Mi scusi ma lei ha una voce troppo giovane .. forse ...sua mamma è viva?
Sì è viva e vegetissima ed è qui.
E lì?! .. ecco non ci speravo più .. me la può passare? Era lei che cercavo.
Mamma, urlo, c'è un signore che vuole parlare con te.
Arriva con un punto di domanda stampato in faccia, io faccio spallucce.
Le passo la cornetta e vado in cucina per godermi il mio caffè.
La sento rispondere poi un lungo silenzio e poi un urlo , poi un altro più sommesso , poi arriva il pianto e parole sconnesse e infine ancora lacrime e.. risate . Io sono piantata nel riquadro della porta e la guardo senza sapere che fare ,ma è felice. è giovane , il volto soffuso di una luce che non le avevo mai visto anzi che non ho visto mai più.
Sento che parlano fitto fitto per una buona mezz'ora e quando la telefonata si conclude mia madre è decisamente una simpatica sconosciuta che pernotta a casa mia .
Ancora commossa si siede in cucina davanti al suo caffè freddo. E la storia incomincia.una storia di guerra ,di ingegno umano. Di sensibilità e acume ,ma soprattutto di quel tipo di disperazione che rende creativi anche i sassi. Però bisogna avere di base un bel patrimonio di coraggio. Chissà se l'ho ereditato.
Comunque :
8 settembre 1944: fine teorica della guerra ,sbandati dovunque , esercito italiano disgregato e sono i più quelli che disertano per tornare finalmente a casa. Mio padre fra questi.
Mia madre, sposata da pochi anni, vive a Carpi e tenta in quei giorni di raggiungere i suoceri a villa saviola (mantova) per portare qualche vettovaglia e aspettare notizie.
i collegamenti sono ad intermittenza ,ma c'è un treno ancora attivo che fa la linea modena -mantova. I tedeschi sono dovunque e incattiviti, imbarbariti dalla sconfitta .in più Carpi è vicino a Fossoli noto campo di sterminio e la concentrazione di tedeschi in zona è molto alta: Quella dei peggiori.
Riesce a prendere il treno stracarico. Ci sono circa 5 fermate fra modena e mantova :ci sarà forse una bicicletta ad aspettarla e poi la pace di un villaggio sulle sponde del Po e l'attesa di notizie.
Nello scompartimento aperto di quelli con i sedili in legno tante famiglie cariche di pacchi , donne vecchi e bambini .
Solo, seduto di fronte a lei un uomo in borghese in una età sospetta.
non so se mia madre abbia pensato che forse anche suo marito poteva essere nelle stesse condizioni disperato e spaventato, sta di fatto che l'uomo tremava e si capiva che non aveva documenti, insomma un disertore.
propio alla fermata di Fossoli sale un commando tedesco per verificare se ci sono traditori.non guardano i documenti (non ne hanno più il diritto) semplicemente ammazzano i sospetti.
Guardo ora mia madre che continua a parlare davanti al suo caffè freddo ,la voce si è fatta sottile guardo le sue rughe, i suoi capelli fragili e penso a tutte le litigate fatte, le mie battaglie per l'indipendenza .e a quanto l'ho sottovalutata perchè dentro di me so che a questo punto farà qualcosa per salvare lo sconosciuto. Mia madre una delle tante eroine silenziose della seconda guerra mondiale.comunque mi rassicura il fatto che sicuramente la storia sia a lieto fine:sono vivi tutti e due.
Continuo:i tedeschi sono saliti e si stanno avvicinando .devono aver bevuto . Si sente che qualcuno scappa e una scarica di mitra lo segue , sono nello scompartimento vicino e lo sconosciuto inizia a tremare come una foglia e fa il gesto insulso di alzarsi per tentare di scappare.e qui il cervello di mia madre incomincia a funzionare a una velocità per me sconosciuta. ;gli salta in braccio si scopre le gambe (era molto bella e campionessa dei 200 ) e inizia a baciarlo appassionatamente coprendolo alla vista con effusioni appassionate. Non ho aggiunto ne omesso nulla alle sue parole Semplicemente ha funzionato. I tedeschi arrivano davanti a loro, guardano, scoppiano in una risata e proseguono.mia madre intanto continua la sua sceneggiata finchè tutti i tedeschi non scendono e il treno riparte.mia madre torna al suo posto come se nulla fosse successo. lo sconosciuto la fissa frastornato cercando di capire come quando e perchè.ma soprattutto cercando di capire come fosse rimasto vivo grazie a lei.
passata al paura, la gratitudine sommerge le parole di lui, riescono solo a scambiarsi nella fretta dei nomi e poi.... 45 anni dopo una telefonata in un mattino qualunque per ricordarle chi era , per ricordarle che qualcuno l'aveva cercata per 30 anni per ringraziarla di avergli concesso una vita, una moglie, dei nipoti ,rischiando la sua.

Perdonatemi: glielo dovevo